xmlns: OG = 'http: //ogp.me/ns# OSC•NERVIANO: PETIZIONE contro il PGT

giovedì 19 marzo 2009

PETIZIONE contro il PGT


101 firme Garbatolesi


• Il 18 marzo 2008, un gruppo di cittadini di Garbatola proponeva di destinare 2 aree verdi di proprietà comunale a parco pubblico. 
• Il 18 aprile 2008, il Sindaco rispondeva condividendone la necessità inviando una lettera che rimandava la questione all’elaborazione del PGT. 
• Il 4 marzo 2009, veniva presentata la prima bozza del PGT e nonostante le mail ed i numerosi solleciti precedenti la data di presentazione, gli Arch.tti Monza, Banderali e Mazzotta (redattori del PGT) vengono meno a comunicazioni ed ogni possibile incontro per discutere la proposta.
Tuttavia, le regole che tutelano la partecipazione dei cittadini al PGT è chiara, e chiunque può immaginare quanto sia determinante per il futuro, la stesura del Piano di Governo del Territorio, ciò nonostante la difficoltà di comunicare e far valere i propri diritti sta sempre più rendendo la situazione insostenibile. Per certi versi, sembra che la politica in collaborazione con uffici e architetti redattori del PGT si stia adoperando per scaricare il cittadino interessato. 
Dopo la presentazione del 4 marzo, vengono pubblicate le tavole del piano, in queste si vede chiaramente che le aree richieste a parco pubblico, i redattori intendono destinarle a ESPANSIONE INDUSTRIALE e parcheggio TIR, in netto contrasto con le esigenze espresse dai cittadini Garbatolesi.
• Il 18 marzo 2009, parte la raccolta di 101 firme che si concluderà la mattina seguente con il protocollo di una PETIZIONE POPOLARE che sottolinea l'assoluto dissenso e ribadisce a gran voce la necessità di adibire l’intera area comunale a beneficio della comunità.

Riportano la Notizia: Corriere dell'Alto Milanese, Settegiorni, CittàOggiWeb

Al fine di aiutare i cittadini a capire meglio come muoversi nella difficile comunicazione con i redattori del PGT, pubblichiamo una corrispondenza intercorsa tra una cittadina Nervianese ed il destinatario della casella mail dedicata al PGT. 

Original Message From: "..............@....it
To: pgt-vas@comune.nerviano.mi.it
Sent: Friday, March 13, 2009 9:43 PM
Subject: Richiesta appuntamento

Gentili redattori del PGT, con la presente sono a chiedere un appuntamento per analizzare le problematiche della zona in cui vivo. In attesa di risconto - Distinti saluti - 
Firma .......... - cell 123456789


Da: ambrogina.cozzi@comune.nerviano.mi.it
Oggetto: Re: Richiesta appuntamento
Data: 27 marzo 2009 9:53:47 GMT+01:00
A: ...@....it - Cc: sara.morlacchi@comune.nerviano.mi.it, sindaco@comune.nerviano.mi.it

Spett. Sig.ra ................ si precisa che il significato della sezione del sito dedicata al PGT è
quello di raccogliere contributi. Per appuntamenti si prega di fare riferimento alla segreteria del Sindaco - Distinti Saluti. - Il responsabile del servizio urbanistica arch. Ambrogina Cozzi

Aggiornamento del 2 maggio 2009
Trasgressione al regolamento da parte del Sindaco che risponde alla petizione sottoscritta dai 101 cittadini con 4 giorni oltre i limiti massimi previsti dalla legge. Evidente inoltre,  la volontà di allontanare la popolazione dalla partecipazione al PGT da parte del Sindaco e tutta la giunta comunale.

19 commenti :

Anonimo ha detto...

E' inutile da parte mia commentare con argomenti ridondanti i principi enunciati nel post. E' quanto vado dicendo e scrivendo da tre anni a questa parte! L'unica cosa cxhe vorrei sottolineare è che il problema non riguarda unicamente la realtà di Garbatola ma investa la pianificazione dell'intero comune di Nerviano. La cosa singolare è che pare sia una questione che non interessa a nessuno. Non vorrei che la "Politica" cominci a discuterne quando i giochi saranno ormai fatti e le decisioni irrevocabilmente prese... La storia recente dovrebbe aver insegnato qualcosa!

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto confermo che almeno su questo tema del parco, oggetto della petizione, le tue parole ci avevano giustamente messo in allarme sulle sommerse intenzioni del Sindaco. Proprio da lì sono potute scattare una serie di iniziative e come vedi, non siamo stati fermi a guardare. Per il resto hai perfettamente ragione ma 14 kmq di territorio e 18.000 cittadini sono davvero tanti e noi siamo "4 gatti" come dicono gli autorevoli consiglieri. Facciamo e continueremo a fare la nostra parte con impegno, dignità e serietà, gli altri facciano la loro!!! ma evidentemente il pesce puzza dalla testa e la volontà è un'altra... forse ognuno pensa che il silenzio sia redditizio... non mi sembra il caso di fare degli esempi...

Anonimo ha detto...

“Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perchè ordinariamente sono sinceri e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata del genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli”

Anonimo ha detto...

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Anonimo ha detto...

Approvo la petizione e sarebbe anche ora di avere un minimo di rispetto verso chi vive il paese e non solo infiniti favori dei politici a chi usa il paese per far quattrini.
ps: è difficilissimo postare. Non sempre funziona!!!
Mirko

Anonimo ha detto...

Oggi sono uscito a fare un giro a Garbatola per divertirmi, per giocare un po' a pallacanestro, ma non ho trovato alcun posto dove stare con gli amici ed anche l'oratorio era chiuso...alla fine, dopo mezz'ora siamo andati tutti a casa annoiati e stufi di questo paese!!
Noi, qui a Garbatola abbiamo solo un campetto da basket a villanova ma è perennemente chiuso, e nn si sanno i motivi...nient'altro!
Oltre a Garbatola rimane soltanto Nerviano (anche a s'ilario c'è solo l'oratorio), dove ci sono più spazi pubblici per noi, ma non abbiamo la sicurezza per arrivarci perchè nn c'è una ciclabile che ci porta al di là del Sempione!!!

P.S.: sono d'accordo con voi riguardo la petizione...!!

Anonimo ha detto...

Sono allibita per il comportamento del sindaco Come ho già scritto altre volte è compito specifico del sindaco garantire sul territorio un equilibrio ambientale fatto di insediamenti urbani e di spazi verdi.
Inoltre egli deve venire all’appuntamento PGT preparato, con le proposte di soluzione ai problemi posti.
Sul PGT invece si evince che la pista ciclabile di via c. porta si interrompe a metà. Perché chiedo,
1) Perché fare la pista su via 20 settembre già intasata al massimo, dove il ciclista nn sarebbe a suio agio per il troppo traffico. E poi se c’è la pista si deve sopprimere un senso di marcia? Oppure lasciamo i due sensi, la pista, e cosa poi?con il traffico che conosciamo
2) Le piste nel centro vanno studiate insieme a una nuova viabilità e la soppressione di alcuni sensi di marcia per dare spazio alle ciclabili. Nella zona fuori dal centro le ciclabili vanno organizzate allargando le strade esistenti, p. es. via isonzo, che è da allargare e farci una ciclabile che la raccordi con quella di Barbaiana. E bisogna profittare a fare le piste adesso dove ci sono aree verdi
3) A proposito di Catabriga quanto tempo dovremo ancora inchinarci a questo momumento storico, indecente, offensivo per la popolazione, che in un paese civile nn avrebbe ragione di essere? Perché la pista costata € 150.000 si interrompe lì davanti al monumento Catabriga? E nn prosegue su via istria fino a vle europa? Cosa l’abbiamo fatta a fare la pista di via porta?
4) Come mai, sempre sul pgt, è sempre il proprietario della Catrabriga ad avere il lotto più grosso destinato ad edificazione?
Allora ciò che mi viene da dire è che a Nerviano e a Garbatola quindi, mentre il cittadino comune va a lavorare, sperando che l’amministrazione faccia i suoi interessi.In realtà il tessuto urbano cresce secondo i dettami di pochi potenti dall’industriale, al privato autoctono e politicato, all’immobiliare di turno, conformando così una frazione che non ha servizi, nn ha infrastrutture, è povera e squallida per tutto il resto della popolazione che nn conta niente, facendo vivere 2000 persone nell’abbruttimento più totale.
E’ questo che l’amministrazione sta facendo per noi.
In un altro paese nn li avrebbero nemmeno lasciati incominciare!
Ben venga la petizione
Un saluto
Patrizia

Anonimo ha detto...

Consiglio di lettura del giornalista Carlo Vulpio - "Roba Nostra" Storie di soldi, politica, giustizia nel sistema del malaffare. Edito da "Il Saggiatore"

Non sempre le storie di casa nostra sono così lontane da quelle del sud.

Anonimo ha detto...

Ciao Alex, del libro ho visto la presentazione video e le parole utilizzate dal giornalista sono sufficienti a farmi correre in libreria. Sia chiaro che credo molto nella giustizia, forse perché non mi è rimasto altro in cui credere nelle mie denunce di cittadino attivo e portatore sano di SensoCivico, tuttavia, il pessimismo che gli addetti ai lavori, (avvocati, giudici, magistrati etc), emanano di continuo, è davvero inquietante. Speriamo che tengano duro e non ci lascino mai soli.

Anonimo ha detto...

Gentile Alessandro, faccio l'avvocato da quasi venti anni. 
Me ne sono bastati cinque per maturare il convincimento che è meglio cambiare lavoro. Purtroppo non so fare altro, sicchè continuo. Ma quanto a fiducia nella giustizia ... se lei ce l'ha vuol dire che non ne ha mai avuto bisogno ... della giustizia intendo! 
Utilizzi le sue notti per fantasticazioni più remunerative, la fiducia nella giustizia la lasci agli studenti universitari.
All'università nessuno ti spiega che quel che studi è quel sarebbe dovuto essere. Quel che è, è tutta un'altra cosa. E la cosa più bella è che se ti metti a cercare le responsabilità, ti imbatti in una giungla talmente fitta che solo un incendio devastante, che rada a zero la vegetazione cresciuta attorno alle leggi, potrebbe consentire di venire a capo di qualcosa. 
Si dovrebbe ripartire dal solo codice civile. 
Il resto è quasi tutto da buttare.
E di questo dobbiamo ringraziare le generazioni figlie del pensiero andreottiano: il nonno ha cominciato a dettare le regole e i nipotini le hanno applicate con scrupolo. E noi che siamo figli e nipoti dei nipotini ne subiamo le conseguenze. L'Italia è un paese gerontocratico: le carriere si costruiscono sugli scatti di anzianità, e mentre nel mondo i 40.enni danno il meglio delle risorse alla società, da noi escono dagli uffici di collocamento anche nelle professioni e nella magistratura, ed i 70.enni (con tutto il rispetto per quelli che danno i punti ai 40.enni, che pure ci sono, ma son pochi) gestiscono ancora il potere. Nella società in cui gli affari ed i reati si fanno sui bit ed alla velocità della luce, il controllo e la gestione dei gangli è esercitato da gente che usa ancora la lente d'ingrandimento. 
Ho ancora sotto gli occhi l'immagine del leader del pd, Franceschini, che in un dibattito in cui discettava del PIL, quando gli venne chiesto cosa fosse, cominciò a balbettare. 
Ecco noi siamo così. 
Chi pretende di porsi a capo del convoglio, sa soltanto girare il volante, ma non conosce nulla, assolutamente nulla di tutto il resto. 
E' arrivato, dopo avere fatto la sua bella carrieruccia da portaborse, sul cocchio ed a quel punto vuole guidare. Il classico asino davanti ad una mandria di cavalli da corsa. Anche nella giustizia funziona così, ci sono tanti cavalli, tanti davvero. Ma anche molti asini. 
Ed indovina un po': dove stanno gli asini? 
E lei ha fiducia nella giustizia? 
Ma si è accorto di quello che è accaduto a De Magistris, di quello che è accaduto alla Forleo, di quello che sta accadendo a Gioacchino Genchi (neanche 2 settimane fa ne hanno perquisito lo studio e la abitazione?). 
Lei pensa che sul cocchio ci sia chi vuole giustizia o chi vuole impedirla? 
Solo un asino può rispondere ad un certo tipo di ordini. 
I cavalli sono bestie troppo fiere. 
Non si piegherebbero.
Gentile Alessandro, non si senta attaccato dal mio scritto. Io e Lei parliamo la stessa lingua. L'unica cosa che ci separa è l'illusione ... Lei crede ancora al sistema, io credo che il sistema possa solo essere resettato

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato,
ma lei si mette a scoraggiare le persone che vogliono sperare nella giustizia?
Su ... via: ha scritto un post bellissimo, ma che lascia l'amaro in bocca! Anni fa avevo usato la stessa metafora per spiegare la sfortuna dei disabili mentali. Dopo la de-istituzionalizzazione dei manicomi; si son ritrovati, loro, Cavalli di razza, ad essere allenati da perfetti asini, improvvisatesi nel ruolo di psichiatri e personale sanitario per la riabilitazione psichiatrica. Ebbene, la maggiore soddisfazioni è stata prendere atto che, quest'ultimi vengono commiserati proprio dagli stessi “matti”.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Andrea. L'unica speranza che abbiamo, e lo vediamo nel nostro piccolo, è affidarci alle istituzioni, in particolare alla giustizia. Quando qualcosa nn funziona a livello personale, locale, ci affidiamo alle istituzioni, sperando che esse abbiano quella autonomia intellettuale e istituzionale che garantisca l'imparzialità.
Per tornare al PGT noi cittadini, collettività dobbiamo riappropriarci del nostro ruolo che ci deve vedere parte attiva di questo piano. Altrimenti ciò che dicono sono tutte balle. E far sentire tutto il ns peso nelle decisioni importanti come il pgt. Per cui, siccome si decide del ns territorio, vi chiedo e mi dico, di studiarlo bene, e prepararci attraverso le ns obiezioni a correggere questo progetto là dove nn ci sembri adatto a rispondere alle aspettative della collettività. E chiedere conto di ciò che stanno facendo con i ns soldi. Nn dimentichiamo mai che stanno lavorando per noi e che i tre fantomatici architetti costano a noi€ 300.000.
Un saluto
Patrizia

Anonimo ha detto...

Stia tranquillo Andrea, ci vuole ben altro per scoraggiarmi... e comunque gentilissimo Garbugli, la sua tesi la trovo ineccepibile, anzi, se non l’avesse ancora letto, le consiglio il libro scritto da Pino Aprile, “Elogio dell’imbecille” dove il giornalista e scrittore analizza scientificamente perché i cavalli di razza perdono sui somari, “gli imbecilli” appunto. 
I due Magistrati nominati nel suo commento sono certamente 2 cavalli di razza capaci di correre fino allo sfinimento, c’è da chiedersi perché i cavalli di razza che seguono non siano altrettanto orgogliosi ed capaci di continuare la corsa... senza paura. Io ho esempi troppo provinciali, comunali per esser più precisi, e faccio un assurdo parallelo tra semplice Cittadino e Magistarto, giungendo a conclusione che il gene di tutti i mali sia la paura di “vivere seriamente” valorizzando con coraggio e determinazione il proprio ruolo. Qualunque esso sia.
E’ vero! Parliamo la stessa lingua permetta solo un appunto: il sistema da lei descritto è composto da persone ed io e lei siamo tra queste.

Anonimo ha detto...

Carissimo Alessandro, Carissimo Andrea, 
è vero che io, Voi, tutti quelli che partecipano a questo blog, siamo parte del sistema, e quindi in quante parte, dovremmo essere in grado di contribuire alla sua formazione, ma il problema è dato dal rapporto numerico tra quanti avvertono il "diritto/dovere" di fare in modo che le eccellenze emergano, e quanti invece colgono proprio nelle crepe del sistema, che fa emergere per lo più gli imbecilli, la forza motrice della propria crescita. 
Gli imbecilli sono in netta maggioranza, si autoalimentano di se stessi, e nelle democrazie le maggioranze hanno sempre prevalso. 
Nel mio Comune, composto da circa 40.000 persone, da quando è stato introdotto il voto di preferenza, sono arrivati in Consiglio Comunale (prima gestito comunque da personalità di obiettivo rilievo, per quanto pur sempre "politici" di vecchio stampo), i seguenti soggetti: 
1) portantini ospedalieri (600 voti); 
2) “sindacalisti universitari” che avevano bivaccato per anni nell'ateneo locale in rappresentanza degli studenti, quelli veri, che non avendo tempo da decidere alle s.......te, erano presi a studiare (300 voti);
3) bidelli universitari (500 voti);
4) avvocati di scarsissima levatura, che hanno trovato un collocazione professionale solo dopo essere entrati in consiglio comunale (200 voti);
5) maestri di danza (300 voti); 
6) commercianti sull'orlo di una crisi economica costante (200 voti), 
7) bidelli, e così via dicendo, gli altri sono tutti dello stesso livello.
la cosa che accomunava tutti costoro era il solo fatto di avere famiglie molto numerose, ed un costante rapporto con l’utenza. 
Non voglio mancare di riguardo a nessuna categoria, ma penso che se uno nella vita si occupa di danza (avendo una scuola frequentata di arzille signore), oppure di rappresentare studenti senza essere a sua volta un vero studente, difficilmente sarebbe papabile alla carica di amministratore di una società privata che maneggi milioni e milioni di euro. 
Al massimo, lo mettono a rispondere al telefono ed a fare le fotocopie. 
Nella nostra strana democrazia, invece, questo soggetto, grazie ai voti delle vecchiette che frequentano la sua scuola e di qualche suo amico (ne bastano circa 200 di voti, visto che in città si candidano in 2.000 e che pertanto la soglia di eleggibilità è frazionata e bassissima) assurge al ruolo di amministratore locale. E chi credete che venga avvantaggiato dalla sua posizione? 
Chi merita, oppure quelli che l’eletto vede essere più simili a se stesso?
L’elettore locale, vota il proprio simile, e non chi vede distante culturalmente e socialmente da se.
Poiché le maglie della società vengono si dettate dalla politica nazionale, ma di poi in concreto sono il frutto della delegazione dei poteri a livello locale, il risultato concreto che ne consegue è che il potere centrale detta le regole e quello locale applicandole, ne impersonifica i fruitori. 
La nostra societas premia la mediocrità per il semplice fatto che fa emergere i rappresentanti della maggioranza delle persone che la compongono. 
E questo avviene in tutti i contesti. 
Il mediocre sceglie di contornarsi di persone mediocri almeno quanto se stesso, se non di più: non darà mai spazio a persone di levatura superiore per la semplice ragione che, sapendo egli di essere inferiore, ne avverte la pericolosità, l’alternatività la non controllabilità.
I cittadini votano i propri simili, e non le persone che danno loro le maggiori garanzie di serietà e capacità, e ciò perchè a queste persone sanno di non poter chiedere spazi per il loro tornaconto.
Insomma, io che frequento validi blog di colleghi e magistrati, Voi e gli altri che si interessano a questo e blog, siamo nulla rispetto alle centinaia di migliaia di persone che dall'alto delle loro posizioni di convenienza, traggono vantaggi dalla mediocritas e si trovano addirittura nella condizione di poter irridere a quelli che ancora credono nei meriti. Ci guardano dall’alto della loro posizione ed irridono anche alle nostre iniziative bollandoci, con un sorrisetto di compiacimento, come quelli che "non hanno ancora capito niente".
Forse hanno ragione loro: non abbiamo ancora capito niente. 
Sarò pessimista, ma ho visto troppi imbecilli uscire dall’università con esami ripetuti più volte, e poi arrivare, dando cento lire a destra, una botta a sinistra ed un fiasco di vino al centro, in posizioni nelle quali difficilmente si arriva se non “aderendo” al sistema delle “aderenze”. 
Lo sa che gli avvocati che lavorano per gli enti pubblici (che sono i migliori pagatori, lenti ma molto munifici, perché nessuno controlla le parcelle, anzi più sono alte più è pesante la torta da spartire) ricevono gli incarichi prezzolando gli amministratori che fanno loro arrivare gli incarichi?
Lo sa che questo avviene anche nel mondo delle assicurazioni? 
Il maestro di danza o il commerciante sull’orlo di una crisi di nervi affidano gli incarichi all'avvocato che fino a qualche mese prima frequentava, non avendo nulla da fare, la sua scuola o che seguiva con scrupolo i suoi affari. Quell'avvocato spesso non sa neanche come si compone un atto. Non ha nessuna esperienza nella materia che deve affrontare, e nemmeno potrà formarsela perché il giro delle prebende porta a distribuire gli incarichi a pioggia, sicchè ci sono tanti singoli incarichi per quanti sono i professionisti votanti o questuanti. 
Però hanno singoli incarichi che comportano responsabilità spaventose. 
E' anche accaduto che un collega non sia neanche riuscito a depositare un atto nei termini di rito (perchè non sapeva che ci fosse una scadenza); il Comune ha subito un danno per diversi milioni di euro, e nessuno ne risponderà.
Di fronte a queste situazioni, che ovviamente facilitano la vita a tanti (ma proprio tanti) cosa pensa che possano fare quei pochi che sono bravi a svolgere il proprio lavoro ma che sono meno bravi a procurarselo?
Di fronte a queste realtà, che compongono la fitta trama della nostra società (in tutti i settori; tutti) da dove si deve cominciare? 
Io un gommone ce l’ho. 
Non lo ho mai usato per importare clandestini, ma potrei utilizzarlo per esportare me stesso e chi volesse con me condividere il brivido della clandestinità :) 
Ovviamente scherzo, ma francamente nemmeno poi così tanto !

Anonimo ha detto...

Gentile Garbugli, le sue parole esprimono magistralmente il mio pensiero e trovo il suo commento superlativo, tuttavia, le parole incomprese rimangono le mie, quelle che peraltro continuo a ripetere ai miei concittadini.
Io sono un imprenditore ottimista, per nulla al mondo desideroso di lasciare l'impegno professionale intrapreso in giovanissima età per passare ad incarichi pubblici di governo. Ciò non toglie che nella società "democratica" in cui vivo, ho anche dei doveri/diritti da onorare, pertanto, quando dico che Noi facciamo parte del sistema, intendo che dobbiamo supervisionare e contestare su tutto ciò che riteniamo sbagliato. Come? Partendo proprio dal basso descritto nel suo commento, scrivendo lettere alle amministrazioni comunali, partecipando alle stesse commissioni consiliari ed ascoltando progetti e obiettivi intrapresi dagli amministratori comunali: l’ex vigile urbano, il professore di religione, la maestra elementare, il sindacalista e così via... guarda caso il mio comune anche in questo non è molto differente dal suo. 
Io che vivo in un territorio di 14 kmq di superficie con 18.000 abitanti, meno della metà del suo, sa quanti cittadini vedo in queste pubbliche occasioni? Tre o quattro, tutti miei amici sensibilizzati a dovere da me stesso, gli altri che sporadicamente frequentano la sala espressione del potere, sono proprio quelli che hanno interessi trasversali, (architetti, geometri, costruttori, proprietari terrieri), o quelli che attendono sommessamente il loro turno per entrare nelle maglie della politica di paese per gli interessi che conosciamo. Mancano i cittadini che compongono il sistema vero e proprio che, a parte il pensionato, lo studente, la casalinga il commerciante o l’imprenditore, senza nulla togliere alle categorie elencate, mai si abbasserebbero a frequentare quel luogo, gli avvocati, i magistrati, i notai, gli studenti universitari, eccetera.
Quindi, converrà con me, che anche là dove si potrebbe far valere facilmente la propria opinione, imponendo scelte oculate a chi essendo irresponsabile si sta giocando la possibilità di dare un parco pubblico per favorire chissà quale progetto privato, si preferisce mantenere un colpevole distacco per paura di uscire allo scoperto sedendosi magari affianco all’umile e semplice cittadino.

Questo civico disinteressamento aiuta molto gli imbecilli nella gestione amministrativa dei territori comunali, piccoli o grandi che siano, le problematiche però diventando assolutamente incontrollabili là dove il cittadino non ha più il contatto diretto con l’amministratore provinciale o regionale.

Non le pare poi, che sia difficile lamentarsi globalmente che non funziona niente se si manifesta un atteggiamento indignato e repulsivo, movente della propria assenza nel corso delle scelte comunali?

Spero tanto che lei possa leggere anche questo mio pensiero e sappia demolirlo dandomi nuovamente dell’illuso. Mi creda, ne ho bisogno almeno per capire se chiederle o meno un passaggio sul gommone.

Anonimo ha detto...

Caro Alessandro il suo commento è di assoluta qualità, lo condivido appieno nelle intenzioni ed anche nel contenuto. Lei ha ragione quando dice che anche solo con il semplice impegno partecipativo si può e si deve se non altro assicurare il controllo. E' così che dovrebbe essere ed è così che in concreto avveniva nelle prime democrazie. Poi la situazione è cambiata. Le maggioranze si sono invertite. Prima la maggioranza dei cittadini era al fruitrice dei servizi della pubblica amministrazione, ed in quanto fruitrice dei servizi ne era al tempo stesso il controllore. Dopo gli anni della democrazia cristiana, il meccanismo si è invertito: la maggioranza dei cittadini elettori attivi, è diventata non più fruitrice dei servizi, ma fruitrice delle prebende dei pubblici amministratori,i quali avevano capito che per assicurarsi il profitto dovevano essere solo un po’ altruisti, sicchè piuttosto che lavorare bene nell'interesse di tutti, era per loro più conveniente, e soprattutto non incontrava conseguenze repressive di alcun genere, nella assoluta mancanza di alcuna capacità di punizione da parte del sistema giustizia (colluso per decenni con la politica), distribuire parte della torta, sottoforma di vantaggi diretti, a quei sottogruppi di cittadini che potremmo definire grandi elettori, che a loro volta aggregavano ulteriori sottogruppi di cittadini i quali, così beneficiati, acquisivano la condizione di “debitori del consenso”, i quali a loro volta alimentavano ulteriori sotto gruppi, fino a giungere i micro sottogruppi familiari.

Il voto da anni, soprattutto a livello locale, non è più libero, ma è fortemente influenzato da questa scellerata gestione clientelare del potere incentrata strutturalmente in maniera piramidale e teleologicamente in maniera angolare: immagini un cerchio e dal centro di questo (dove viene esercitato il potere) tiri due rette fino alla circonferenza. All'interno di questo spicchio immaginario che culmina nella circonferenza ci sono i cittadini aggregati dall'intento comune di convergere tutti verso lo stesso centro. I più vicini al centro hanno gli interessi maggiori, e mano a mano che si allontanano dal centro elargiscono parte di quello che ricevono ai sottogruppi che li alimentano. E' il vecchio meccanismo del baratto. Io ti do' il voto e tu mi dai direttamente, e non genericamente, un po' del mio benessere.

Chi non fa parte dello spicchio beneficiato aspetta il prossimo turno, e si aggrega attorno allo spicchio alternativo, caratterizzato dalle stesse regole. Questo spicchio alternativo, è comunque ben alimentato anche quando sta alla opposizione, perché attraverso patti di convenienza con lo spicchio che governa, riceve comunque una piccola parte delle utilità, che poi distribuisce. 

Chi non fa parte neanche del secondo spicchio non aspetta mai nessun turno, perchè non prende mai nulla. 
Il sistema degli spicchi si è assestato numericamente.

Una volta la maggior parte dei cittadini faceva parte del terzo spicchio, oggi fa parte di uno dei primi due. All’interno dei primi due spicchi, poi, si sono collocati anche quelli dovrebbero essere i controllori. E per controllori non intendo solo i semplici cittadini, ma purtroppo anche quelli che dovrebbero esercitare i controlli istituzionali. Inciso: appena in un Tribunale viene nominato un nuovo presidente o un nuovo procuratore, i primi che vanno ad omaggiarli sono i sindaci. I sindaci sono bravissimi adulatori e talvolta senza nemmeno accorgersene, o almeno creando le condizioni affinchè possa sembrare che non se ne accorgano, i presidenti dei tribunali e i procuratori capi, vengono attratti in uno dei due spicchi.

I battitori liberi, che un tempo erano di più, sono andati via via diminuendo perchè si sono accorti che stare nel terzo triangolo non pagava, sicchè, obtorto collo, sono andati a confluire in uno dei due.

Questo è secondo me, ed ovviamente a grandi linee il quadro generale che si è formato dopo i primi decenni della democrazia occidentale (non che prima la situazione fosse migliore: gli spicchi erano assai più piccoli, e verso il lato curvo v’erano cittadini che si accontentavano del granone).
Quando poi Lei correttamente dice che in consiglio comunale non ha mai visto notai, avvocati, medici, ecc. ecc. dice una cosa verissima. Il problema però è che anche queste categorie sono inserite nel sistema degli spicchi.
Partiamo dalla petizione di principio che quando lei si riferisce a queste persone le colloca in una condizione potiore, nel senso che attribuisce a queste la possibilità di intervenire con maggiore incidenza sul sistema. Dovrebbero essere insomma la classe pensante dello stesso. 

Quella più arredata e con maggiori possibilità di cognizione. 

Ebbene, siccome, come ho già detto, anche per queste categorie vale il principio degli spicchi, le stesse si sono collocate, al pari delle altre, in uno dei tre. 
Analizziamo pertanto le ragioni della loro latitanza.

Quelli inseriti nei primi due spicchi, di norma sono molto vicine al centro. Sono tra i primi fruitori delle prebende, che spesso ridistribuiscono addirittura verso il centro. Ricevono gli incarichi della pubblica amministrazione (che nel sistema che io immagino non dovrebbe affatto distribuirli) e restituiscono una parte del maltolto alla stessa PA. Le stesse prestazioni se rese a privati hanno un costo di 5, se rese alla PA hanno un costo di 50. 
Quelli che invece appartengono al terzo spicchio non partecipano come ha detto lei per una sorta di snobismo. Lei lo ha definito, in maniera assai corretta, alla stregua di un atteggiamento indignato e repulsivo, Ha usato parole assolutamente corrette: chi appartiene al terzo spicchio, trova proprio nella repulsione e nella indignazione la ragione stessa della sua appartenenza. Repulsione ed indignazione sono alla base, ma allo stesso tempo, al vertice del loro atteggiamento. 

Quei cittadini si collocano fuori dai primi due spicchi perché hanno in origine una condizione che consente loro di non questuare, e non sempre perché sono i migliori, ma spesso perché hanno una dignità che pongono al di sopra del loro stesso benessere. 

Quello stesso atteggiamento di indignazione e repulsione che aveva all’origine condizionato la loro collocazione nel terzo spicchio, poi nel corso degli anni e della crescita evolve. E come evolve? Crescendo l’uomo affina, attraverso l’esperienza, le proprie conoscenze e le proprie consapevolezze, ed ovviamente indirizza i suoi comportamenti al raggiungimento dei suoi obiettivi in maniera sempre più consapevole. Cambiando i mezzi di cognizione, talvolta cambiando anche gli obiettivi.
Chi mantiene la collocazione nel terzo spicchio, anche dopo avere capito che quella collocazione ne determina una sorta di ostracismo sociale e professionale, lo fa perché evidentemente riesce a mantenere il proprio equilibrio personale (che concentra quello sociale, quello economico, quello familiare ecc. ecc. ) attorno alla stessa condizione che gli aveva consentito di non aderire alle leggi dei primi due spicchi: il giovane uomo passa dalla condizione della speranza a quella della consapevolezza della immutabilità del sistema, non ne accetta le regole, non pensa di poterle modificare, e quindi ne resta fuori. 

Se invece egli comincia ad interessarsi del sistema e ritiene di volersi spostare verso uno dei due spicchi, di norma può essere spinto da due ragioni.

Una prima ragione si colloca nel fatto che si è indebolita, crescendo, la illusione di potersi realizzare restando nel terzo spicchio, e poiché si rivelano più forti delle sue originarie resistenze, decide di passare in uno degli spicchi in una prospettiva remunerativa. Voglio partecipare al sistema, dice questo individuo, perché mi sono scocciato di non riuscire a crescere nella mia condizione di illibatezza.

Il soggetto passa quindi direttamente dalla condizione della illusione a quella della consapevolezza.

La seconda possibilità è quella data invece a coloro che, più forti nella loro convinzione, decidono di entrare nei primi due spicchi pensando di volerne modificare le regole.

Il soggetto resta pertanto nella sua condizione di partenza, illudendosi di poterla trasferire allo spicchio. Di solito questa si avvicina al sistema con l’animo (quello da Lei individuato) del controllore, essendo il suo scopo quello non di approfittare della collocazione negli spicchi ma di volerli cambiare. Ma se resta spettatore controllore, non sposta neanche di un millimetro la situazione.

Se invece entra a fare parte, per mera avventura, dei gangli dello stesso dopo un po’ o ne resta coinvolto (ed il mutamento è lento, a volte neanche consapevole, ma è fatale), ovvero ne viene sputato fuori. 

Caro Alessandro, secondo me quel che ci separa non è un diverso sentire, ma la nostra diversa età. 

Per quanto mi riguarda, guardo con vera ammirazione quelli che riescono a dedicarsi anima e corpo alla modifica delle regole degli spicchi. Io devo dire la verità, dal basso della mia condizione che non è mai arrivata neanche a quella di spettatore, avrei davvero poche ragioni per lamentarmi. Il mio problema è che, essendo rimasto sempre nel terzo spicchio, al pari di tanti, devo impiegare tutto il mio tempo per non affondare. Chi non ha il lavoro “assicurato” non può limitarsi ad assicurare prestazioni di mezzi (quali sono quelle dei legali) ma deve assicurare “risultati“.

In un sistema giustizia nel quale il “risultato” per lo più può essere assicurato solo a quelli che avendo commesso reati di varia natura aspirano alla “assoluzione”, condizione questa che assai spesso si verifica, quelli che invece si trovano ad esercitare o nel civile dalla parte di coloro che di norma non delinquono, trovano nella totale inconsistenza del sistema giustizia una zavorra enorme che ti porta giù dalla linea di galleggiamento data dal raggiungimento dei risultati.

Insomma, caro Alessandro Lei ha pienamente ragione, e forse sono io ad essere in errore … su una cosa però le assicuro che non erro. Risalire in terzo spicchio per chi opera nella giustizia è impresa ardua … per fortuna però ci sono molte persone ben attrezzate, e non tutto è nelle mani dei primi due spicchi.
Comunque quando deciderò di intraprendere la traversata, glielo farò sapere :)

Anonimo ha detto...

Leggo e rileggo il suo commento, rileggo anche i precedenti. Tutto molto chiaro, Garbugli.
Permetta un'ultima considerazione: per l'argomento trattato, questo confronto di opinioni che lei gentilmente mi ha regalato, è stato largamente più costruttivo di tutti gli altri che ho avuto in passato. Sorpreso persino di me stesso ne esco pure più carico e battagliero; la mia paura maggiore è indubbiamente quella di conformarmi rassegnato ad uno degli spicchi, educando i miei figli a conformarsi e così via coi nipoti etc, consapevole di aiutare il "Sistema Italia" ad affondare "vergognosamente" in quanto più vicino alla mafia che alla legalità.

Per cui di certo non chiederò alcun passaggio, rimango e ripongo nuovamente sincera fiducia nella giustizia ed in gente come lei che mi auguro sappia sempre difendere il battitore libero capace di far punto.
Come ho già detto: tenete duro e non lasciateci mai soli.

1000 grazie e Buon Lavoro

Garbugli A. ha detto...

Gentile Alessandro, la ringrazio per l'attestato di stima che ricambio, e visto l'oggetto del nostro scambio di opinioni le posto un mio scritto di qualche anno fa.
Il tema è sempre quello della speranza e della fiducia.
Sia indulgente nel leggerlo, è solo una serie di pensieri disordinati

LA DELUSIONE DI UN BAMBINO

da bambino pensavo che sarebbe stato bello diventare “grande”
che sarei entrato nel mondo, in quello dei grandi
che in quello si fa la storia
e che grande tra i grandi anche io sarei stato la passione, le idee, gli slanci

credevo che avrei detto la mia
che le intuizioni, piccole da piccolo
sarebbero diventate grandi da grande
e che il mondo dei grandi si sarebbe accorto che le cose sono semplici
perché viste da piccolo le cose dei grandi sono strane, contorte

sognavo una vita di slanci, battaglie, divisioni e poi unioni
e momenti di dolore e poi gioie,
condivisioni, letti disfatti e pranzi e risate, amici persi e trovati
e schegge di mondo che si infilassero nei cassetti dove si custodiscono i ricordi
e che lì, scaldassero la memoria


da grande ancora penso e credo, ed anche sogno
penso che è bello essere bambini dentro e fuori
che è brutto essere bambini dentro e grandi fuori
credo che i grandi conservino solo granelli di memoria di quando erano bambini
che poi distrattamente ignorano, che altrimenti si sentirebbero “piccoli”
e allora sai gli altri grandi che pensano

sogno ancora un po’
di trovarmi un giorno da vecchio a guardare il cielo dal buio di una stanza
col calore della luce di fuori che illumina e scalda il freddo che è dentro
ed alla fine salutare la vita pensando che è stato bello viverla tutta da piccolo

Andrea ha detto...

Ricordavo molto bene questa scambio di commenti sulla petizione. Ne rimasi piacevolmente coinvolto tanto da testare la casella -cerca nel blog- con la parola petizione.
Saluti

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