xmlns: OG = 'http: //ogp.me/ns# OSC•NERVIANO: Abbazia la Colorina

mercoledì 21 maggio 2008

Abbazia la Colorina


SOS • NERVIANO
God Save the Colorina  
Abbazia dal 1478

• 12/2/2009  
Come dice un commento anonimo: 
é visibile l'importo finanziato dallo Stato, 
per il restauro conservativo della facciata. 
€ 30.000
http://www.architettonicimilano.lombardia.beniculturali.it

Storia (Wikipedia)

Il primo nucleo, di dimensioni più ridotte rispetto all’attuale, risale al 1398 ed era costituito da una chiesa dedicata allaBeata Vergine Maria. La prima chiesa di santa Maria della Colorina, probabilmente distrutta con la costruzione della nuova, appare citata per la prima volta in un codice della fine del XIV secolo (Notitia Cleri Mediolanensis de anno 1398 circa ipsius immunitatem), come "Cappelle S.Marie Collorinne territorii de Nerviano" con una piccola rendita annuale, il che fa supporre, già da allora, la dotazione di terre a suo favore ed il patronato di qualche nobile famiglia.

Nell’ottobre 1459 era sotto il patronato dei Crivelli, come risulta dall’atto cui partecipa il Conte Ugolino, lo stesso che qualche anno dopo istituì la fondazione del monastero diSanta Maria degli Olivetani. La famiglia Crivelli eresse poi, nell’agosto del 1478, il “beneficio della Colorina” con donazione di altre terre e con il diritto alla nomina dei cappellani.

La chiesa venne ancora citata nel “Liber Seminarii Mediolanensis” del 1564, un documento redatto in occasione della creazione dei seminari diocesani, ordinata dal Conciliotridentino con un decreto che imponeva una tassa su tutte le rendite beneficiarie dipendenti dalle autorità ecclesiastiche (la chiesa era citata come "Cappella de S. Maria Colourina – de d.no Bernardino Prandono – L. 5"). Venne ancora menzionata nelle visite pastorali, da San Carlo Borromeo (1570) fino all’ultima citazione per la visita del canonico Francesco Cenanel 1659, epoca dopo la quale venne dissacrata e distrutta.

In quest'epoca si diede inizio alla costruzione dell’attuale chiesa. La spesa venne sostenuta da Camillo Castelli, che all’epoca aveva preso possesso del feudo di Parabiago, acquisendo il titolo di marchese. I Castelli erano ormai subentrati ai Crivelli nel patronato della Colorina. La a lapide commemorativa con iscrizione latina posta nella chiesa stessa, riporta la data d’inizio della costruzione (1656) ed il termine (1666). La posa della prima pietra avvenne esattamente il 17 maggio 1656, per opera di Camillo Castelli, conprocession e del popolo e con la benedizione del prevosto Agostino Terzaghi. Quattro anni dopo, nel 1660, la chiesa era praticamente finita; sorgeva “poco discosta dalla chiesa vecchia” e venne chiesta “licenza” alla Curia di trasportare processionalmente la statua della Beata Vergine della chiesa vecchia alla nuova – nella giornata di domenica 29 novembre 1660. I lavori di finitura, e la costruzione della facciata, si protrassero fino al 1666 anno della definitiva ultimazione.

L'etimologia del nome "Colorina" ha avuto diverse interpretazioni: secondo alcuni deriverebbe da "colera": qui infatti pregavano gli ammalati durante le epidemie. Lo testimoniano ancora oggi le due botole poste ai piedi dell’altare che portano ad un torrente sotterraneo, ormai prosciugato, che attraversa la chiesa: gli ammalati venivano immersi per ottenere, con la preghiera, guarigione e sollievo.

Descrizione 

La facciata, divisa da paraste, si conclude con un timpano. In alto troviamo le statue dei santi Pietro (con le chiavi del regno dei cieli) e Paolo (con la spada). Sotto due affreschi attualmente non leggibili e per i quali è previsto un restauro.

L’interno ad aula unica, è diviso in tre campate e coperto con volta a botte, con decorazioni settecenteschi. Sul fondo un’abside quadrangolare più stretta e più bassa della navata.

Vi si trova inoltre un piccolo organo fabbricato dalla rinomata famiglia di organari, dei Prestinari di Corbetta e risalente intorno al 1795. Anche l'organo necessita tuttavia di un restauro funzionale.

Sull’altare è posta in una nicchia l’effige lignea della Beata Vergine Maria Assunta in cielo. La statua, tante volte ridipinta. è di difficile datazione.

Il culto

La festa della Colorina si commemora l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione. A questa data è preceduta la tradizionale novena di preghiera.

Una particolare tradizione, vuole la Madonna, venerata nel Santuario della Colorina, come protettrice dei fidanzati. Infatti da secoli, le giovani coppie venendo a piedi dalle località circostanti, si affidavano alla Vergine Maria affinché vegliasse sulla vocazione e sul destino della famiglia nascente. Oggi come in passato, molti giovani chiedono di celebrare le proprie nozze dinnanzi a questa effige.

I restauri e la manutenzione dell'edificio vengono effettuati per mezzo delle offerte dei devoti.

18 commenti :

Anonimo ha detto...

Quello che avete fatto all’Abbazia della Colorina è uno scempio. Spero in un intervento da parte della soprintendenza ai beni culturali che possa punivi pesantemente e che possa rimediare a tanta ignoranza. NERVIANESIIIIIIII.... VERGOGNATEVI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Nerviano ha detto...

Caro Germano, sulla questione sei stato preciso, sulle persone un po' meno. Sappi che questo blog SOS•NERVIANO, nasce proprio perché, come hai potuto notare, la gestione dei monumenti e più generalmente di tutto il territorio è in mano a gente profondamente incompetente. Gente che sta rovinando tutto ciò che tocca. Ti sei soffermato al prezioso monumento, ma questo blog può darti un quadro più completo della situazione che stiamo vivendo e della forza con cui stiamo prendendo le distanze da certa gente. NON TUTTI I NERVIANESI SONO UGUALI!!!!!!!! Speriamo tanto che il tuo SOS sia fruttuoso più del nostro. Grazie per l'intervento.

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante argomentarle le critiche. A titolo di cronaca, i lavori eseguiti alla facciata dell'abbazia sono stati resi possibili proprio grazie alla soprintendenza ai Beni Culturali e ad un finanziamento statale annesso.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=14&id=00140193&part=doc_dc-allegato_a&parse=no

Concordo anche io sul fatto che non tutte le soluzioni a tutela del patrimonio artistico di nerviano siano convincenti, tuttavia se le "autorizzazioni a procedere" (da parte di enti competenti) lo consentono evidentemente sono quelle più opportune.
S.

Nerviano ha detto...

Certo che sarebbe bello argomentare "S?" io ad esempio non capisco come tu possa partire dal presupposto che "evidentemente sono quelle più opportune". Probabilmente come te, tutti!!! compresi gli "imbianchini". Però è probabile che la tua voglia essere solo un'ananonima provocazione.
PS - Se il blog ti imbarazza puoi usare anche la mail, per ora ti ringrazio e spero di risentirti presto.
Ciao Alessandro, uno degli amministratori del blog.

Anonimo ha detto...

Caro S. Opportune per chi? Per chi le progetta? O per chi magari fa la cresta con la ditta che esegue i lavori?
Innanzitutto il fatto che la Sovrintendenza abbia autorizzato quell'obbrobrio non significa che debba per forza piacere a tutti. Le persone che ancora hanno la propria testa pensante e non si fanno problemi ad esprimere le proprie opinioni ponnono legittimamente manifestarle. Personalmente sono rimasto scioccato dalla tinteggiatura (non mi si parli di restauro conservativo, per favore!) della Colorina e credo che la Sovrintendenza avrebbe approvato anche un altro tipo di intervento. Penso anche - magari mi sbaglio - che ci sia stato comunque un errore di valutazione da parte del funzionario. Resta il fatto che è mia opinione che la tinteggiatura gialla della facciata è pesantemente irrispettosa del monumento. E siccome con la gente ci parlo, so per certo che non è solo la mia opinione!

avvocatodimestesso ha detto...

…ho scritto un tema… …perdonatemi.

Premessa:
Ieri sera avevo già tempestivamente risposto ad Alessandro su cosa intendo per soluzioni opportune, tuttavia non ho trovato (finora) il mio intervento. Sarà per via del mio anonimato, prontamente giustificato e forse non accolto. Evidentemente la forma prende il sopravvento sulla sostanza. E’ anche vero che viene espressamente chiesto il NON anonimato, tuttavia se pubblicate il mio primo messaggio, mi date anche la possibilità di rispondere. O tutto o niente insomma ;-). Ma non voglio creare ulteriori provocazioni, che non sono certamente nella mia intenzione. Voglio semplicemente ragionare e riscrivere i concetti della mia risposta ad Alessandro e poi risponderò anche a Sergio.

Per più opportune intendo quelle soluzioni approvate dagli addetti ai lavori che fino a prova contraria hanno titoli, qualifiche e competenze per farlo… …quelli che qualcuno di voi ha definito “imbianchini” per intenderci. Le vedo inoltre opportune da un punto soggettivo e del tutto personale. Essendo io ignorante in materia artistica, ma conoscendo l’iter burocratico che occorre per tali progetti, in buona fede accetto le soluzioni degli esperti.
Se poi ci fossero dei dubbi, ciascuno è libero di farlo, purché si argomentino con materiale specifico e fondato, e fino a quando non ho una documentazione che me li dimostra non mi metto a sparare sentenze ne palesi (vedi “son tutti incompetenti, imbianchini, ecc.) ne tantomeno sottili come nel caso di questo post che a me dà l’impressione di essere fuorviante e privo di sostanza. L’associazione degli elementi: Abbazia della Colorina=sottotitolo Dio la salvi; collegamento ad una generica pagina dei beni culturali e i primi due commenti, oltre ad essere tendenti all’accusatorio, sono privi di un qualsiasi elemento probatorio. Sembra più una “prima pagina” di giornale che vuole catturare l’attenzione del lettore… …sul nulla. Con questo voglio semplicemente dire che il progetto che state portando avanti è apprezzabile, non è da tutti interessarsi alla cosa pubblica, tuttavia contesto i mezzi e la forma che potrebbero ritorcer visi contro agli occhi di un osservatore critico. Quest’ultimo vi darebbe più retta se esponete sul sito il parere degli esperti X e Y che avvalorano la vostra tesi, se avete fatto una ricerca sul lavoro svolto, ascoltato le persone coinvolte, fatto domande ai restauratori (ad ex: perché avete scelto quel colore? Che tipo di intervento avete fatto?), ecc.
Ripeto, con questo voglio solo dire che prima di indignarsi sarebbe opportuno informarsi sulla realtà dei fatti. Con il mio primo messaggio volevo solo rispondere a Germano: se davvero la facciata fosse uno scempio, i beni culturali sarebbero già intervenuti. Intervengono per errori impercettibili figuriamoci per una facciata del 1700 che dà sulla Statale del Sempione. Ho linkato inoltre la delibera dello stanziamento da parte del senato (atto reperibile in 2 minuti mettendo su google “colorina” ”nerviano”) dal quale si può dedurre che se lo Stato mette i soldi vorrebbe in corrispettivo una debita giustificazione – attraverso gli organi di garanzia e in questo caso direttamente dal Ministero specifico.
Concludo che nessuno toglie la libertà di esprimersi per quanto riguarda il gusto personale, purché appunto non si danneggi la credibilità professionale delle persone coinvolte o mettendo in discussione (sempre senza elementi probanti) l’autorità e la legalità come gli eccessi di Sergio.

Cordialmente.

Anonimo ha detto...

Caro “S” la pubblicazione del tuo ultimo commento, nuovamente anonimo, viola il regolamento di questo blog, rende estremamente interessante l’argomento, e anche se sei maleducato nella forma, sei molto interessante e pulito nello scrivere, per cui sappi che non ti ho ancora censurato e sicuramente hai pasticciato da solo.
Come vedi posso decidere di violare il regolamento e pubblicarlo vanificando i principi del blog stesso. Niente di più facile! Pubblico ugualmente! e fino a prova contraria, la mia decisione è quella giusta. Su una scala di valori certamente diversa è andata così anche per la scelta presa nel merito del restauro conservativo dell’Abbazia la Colorina. Questo ragionamento perverso, potrebbe non piacere ai lettori del blog e potrebbe non piacere a quelli che come me vantano l’esistenza dell’Abbazia sul territorio nervianese. Diciamo pure che Sergio, fatta eccezione per le domande, mi ha quasi tolto le parole di bocca, per cui, in attesa che sappia tu, argomentare il perché è stata restaurata così e perché ti piace così, permettimi di spiegare i motivi del mio indisciplinato comportamento nel pubblicarti oltremisura.
La protezione ed il mantenimento di un bene culturale, ha indubbiamente scopi precisi, infatti, per questa imprescindibile protezione, abbiamo in Italia un intero Ministero che li tutela direttamente attraverso la Soprintendenza ai beni culturali. Tuttavia, spesso la situazione sfugge di mano e l’opera viene clamorosamente sfigurata, specie in mancanza di associazioni o comitati locali seriamente interessati, (scusa la determinazione delle mie parole, rimangono sempre solo parole, frutto di personalissime opinioni). Tolto questi, che probabilmente a Nerviano sono assenti, rimangono gli accaniti critici e storici sostenitori del valore sociale dell’arte e del patrimonio culturale architettonico, poi noi, singoli cittadini che sanno esprimere opinioni personali e sanno interrogarsi in tempo, (per il secondo punto faccio un mea culpa). Ho ritenuto il tuo attacco molto educativo, per questo l’ho pubblicato e l’ho commentato nella speranza che scatti in tutti quel pizzico di auto-protezione e sensibilità, determinante per dare una mano alla Soprintendenza.
Ah, dimenticavo... stiamo cercando foto storiche dell’Abbazia per riscoprire le vecchie immagini dipinte sulla facciata. Se potrai aiutarci scoprirai almeno che oltre la pittura RAL n°... c’era anche qualcosa d’altro...
C’è molto bisogno di un avvocato da queste parti, se oltre te stesso puoi pensare anche a noi...
I miei dispetti...
Alessandro

Scherzo!
Senti Avvocato, stasera saremo pubblico presente al Consiglio Comunale, se vieni potrai conoscerci e chissà magari anche 2 chiacchere anonime.

Anonimo ha detto...

Erroneamente davo per scontato che non sareste tornati a commentare.
Fortuna mia non vivo a Nerviano, per cui questo blog ha suscitato solo la mia curiosità attraverso un’occasionale ricerca su google, attirando così la mia attenzione solo per l’articolo Good save the Colorina (titolo azzeccato). Permettetemi di ritornare sui miei passi per dire che è vero quanto sostenuto dai gestori del blog: “non tutti i nervianesi sono uguali” chiedo scusa per l’offesa troppo generalizzata. Innegabile anche che le mie parole, come quelle di Sergio e Alessandro potrebbero ferire qualche operatore o qualche funzionario, di contro, mi conforta pensare che non potranno certamente nuocere alla sensibilizzazione popolare sul valore delle opere datate meritevoli d’interesse e attenzione da parte di tutti. Mi sento un po’ ridicolo, perché, è ovvio che vi sia stata la soprintendenza a supervisionare i lavori, ma come dice Sergio, è giusto supporre che avrebbero accettato un altro tipo d’intervento e la questione sia semplicemente sfuggita di mano, lasciando me e chissà quanti altri, per nulla allineati alle loro scelte conservative.
Carissimo Anonimo, legalmente parlando, mi sembri parte lesa e qualche sospetto sulla tua identità viene spontanea... prima di ogni altra considerazione, sottolineo la richiesta di Alessandro. Perché l’Abbazia ti piace così? Immagino che per te, amante dell’anonimato, San Sebastiano e Sant’Agese affrescati sulla facciata fossero troppo noti per lasciarli vivere ancora qualche secolo. Dimmi pure quel che pensi, prometto di passare da queste parti con più frequenza.
Complimenti agli autori del blog invidiabile e necessario in ogni comune d’Italia.
Ciao a tutti

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

La Colorina ERA il sogno di tutti i promessi sposi....prima del restauro....adesso sembra che sia stata applicato sulla facciata uno di quei cartelloni che si usano ora per nascondere le facciate oggetto di restauro...forse si è fatto un risanamento contro umidità e smog di certo non un restauro...e poi mi domando ma esisteva in origine l'intonaco???
Comunque la facciata adesso stona incredibilmente con tutto il resto....
Da profana, ma da amante del bello.

Anonimo ha detto...

Caro avvocato, a parte che non hai colto ciò che ho detto (ma non me ne meraviglio)- cosa che invece ha fatto pienamente Germano - ma prova a fare l'analisi logica del mio commento e fai li sforzo di dirmi dove mai ho messo in discussione l'autorità e la legalità! Spiegamelo. O forse che in questo paese non si può neppure più avere un proprio parere estetico? Occorre forse annullare la soggettività? O forse che non ci sono esempi a sufficienza di opere regolarmente autorizzate dalla Sovrintendenza che gridano vendetta? Qualche esempio? Chi si ricorda la balconata in legno del monastero degli Olivetani fatta sparire col beneplacito della Sovrintendenza? E la ri intonacatura del chiostro e di alcune stanze? E la vetrata (ora rimossa) sul retro della chiesa? - per inciso interventi autorizzati dalla Sovrintendenza (alla giunta Chiappa...) ma criticatissimi dalla gente - E il recente intervento sulla copertura della Madonna di Olzà? Ci spostiamo a Parabiago e vogliamo commentare quanto fatto sulla bottega del Maggiolini? Mi fermo qui perchè sarebbe inutile continuare, ma sia chiaro che l'autorità e la legalità c'entrano come i cavoli a merenda!

Nerviano ha detto...

Caro Vittorio, moderiamo ed eliminiamo il tuo commento solo perché rimane a noi ignota la tua identità. Ci spiace molto, ma il messaggio sarà ripubblicato non appena ci comunicherai il tuo cognome. Puoi farlo con una mail a nerviano@gmail.com o su info@sensocivico.org

Anonimo ha detto...

Tema secondo. Non so da dove cominciare… …c’è tanta carne al fuoco …e forse troppa!
Parto dalla motivazione che mi ha mosso a scrivere su questo blog. Come Germano anche io ho trovato questo sconosciuto blog per caso. Per quanto riguarda invece le “provocazioni” che ho suscitato trovate parte del senso di perché mi sono esposto quando parlo di “osservazione critica”. Pertanto (rispondendo in parte a Germano) non ho alcun vantaggio personale nel difendere la parte (come tu definisci) lesa. Se avessi dovuto difendermi avrei fatto prima ad esprimere le mie ragioni attraverso dimostrazioni esplicite e tecniche. Ma poiché non vedo bianco o nero, ma tutte le possibili sfumature della questione, a me non risulta sufficiente soffermarmi ad una soluzione di gusto estetico soggettivo, ne tantomeno avvalorare una delle rispettive parti senza un’opportuna documentazione. Mi sembra ridondante continuare a ribadire lo stesso concetto, perciò passo ad un’analisi di ciò che mi si domanda.
Caro Sergio, ho compreso pienamente la sostanza del tuo messaggio che tuttavia va oltre il “caso colorina”e forse per questo non considerato seriamente. In sostanza, seppure in modo raffazzonato, nel tuo ultimo messaggio, hai sollevato un problema nazionale o molto più sarcasticamente nazionalpopolare mescolando un po’ di tutto e senza seguire una linea chiara e documentata (a parte il “caso chiappa” di cui – seppure a quei tempi ero un fanciullino inerme e imberbe – ne conosco le dinamiche in modo generico). Ribadisco che trovo molto confusa la consecutio dei ragionamenti. Non so se riesco a capire. A me sembra che in linea di fondo ci sia un “piove governo ladro” “è tutto un disastro” e “potere alla democrazia, al cittadino” = mettiamo ai voti della popolazione il colore amaranto, grigio topo e “gial paren”. Secondo me questa non è democrazia, ne tantomeno rispettoso ed educativo verso un ceto poco preparato a discutere di queste e altre tematiche. A me sembra un modo molto banale, e forse efficace per un determinato target di individui, di mettere ignoranza all’ignoranza. Io faccio parte di una scuola di pensiero molto diversa. Io sono per il tutelare la buona fede del cittadino, affinchè non viva sempre nell’angoscia che qualcuno lo stia pigliando per i bassi fondi. Come faccio a tutelare il cittadino? Attraverso l’educazione alla conoscenza, alla corretta informazione, attraverso la conoscenza delle leggi, delle scienze, ecc. Sono ben conscio che non possiamo tutti sapere tutto, ma il cittadino ha bisogno (qualora non fosse in grado di farlo da solo) di trovare le risposte da gente competente. E laddove viene messa in discussione la trasparenza di determinati procedimenti si interviene con il Diritto, il quale garantisce tutto – fino a prova contraria. Il resto sono parole vane. Il ripiegarsi su “ho sentito tante persone che la pensano come me”, “anche qui hanno fatto così”, “anche lì è già successo”, ecc., oltre ad essere, a mio avviso frasi patetiche, sono elementi opinabili se non addirittura insignificanti.
Caro Sergio, se dovessi fare l’analisi logica, o meglio seguire con logica il tuo ultimo intervento posso dedurre che cadi in contraddittorio: prima dici di non mettere in discussione l’autorità, poi però tiri fuori esempi che dimostrano l’esatto contrario. Quando parli di [opere regolarmente autorizzate dalla Sovrintendenza che gridano vendetta] io concepisco che tu metti in discussione l’autorità garante della Sovrintendenza ai beni culturali e apri, come dicevo prima, un problema ben più ampio che non riguarda solo il nostro, come Guareschi insegna, “mondo piccolo”. Ben venga un dibattito in merito, ma non si può ricondurlo a ogni circostanza. Non si può mettere tutto in un calderone. Non posso inoltre accettare equiparazioni con l’amministrazione Chiappa, la sovrintendenza di allora, interventi passati dove la cultura del restauro era totalmente diversa da quella di oggi. Ogni variabile deve avere un proprio e distinto perché. Lo sparare su tutto e su tutti lo trovo davvero becero(!).
Secondo me poi bisogna avere anche un’idea di cosa significhi estetica. Nessuno mette in discussione il gusto soggettivo.
Visto che siamo in tema uso la facciata della colorina come esempio. Io posso anche reputarla un pugno in un occhio, ma se poi vado mentalmente a fare una ricerca storica o artistica mi accorgo oggettivamente che quell’orrore è conforme allo stile barocco. Stile barocco ovvero: pugni nell’occhio, maestosità, vivacità di colori. A questo punto devo abbandonare il gusto dettato dai miei sensi e accettare l’opera per quello che è realmente. Poi, ripeto, sono ignorante in materia, sono solo vaghe reminiscenze… …se ci fosse un esperto che mi spieghi il barocco o gli interventi fatti alla colorina ben venga! Sarò il primo a cambiare opinione. Più discutibile Germano la storia delle due edicole, ma anche qui ci saranno state le dovute motivazioni. Non credo che gli imbianchini siano totalmente fusi da lasciare un orrore/errore così evidente… …tuttavia non so risponderti. Sarò anche puntiglioso, ma non è che adesso so proprio tutto(!)… …anzi.

Cordialmente

Anonimo ha detto...

Potrei contestare con precisione alcuni aspetti del restauro ma non lo farò, è giusto mantenere il livello socialpopolare e lasciare che tutti esprimano la loro opinione soggettiva, questo è quel che conta, l’interesse di tutti, anche degli “ignoranti”, come li definisce l’ometto mascherato.
Il fantomatico personaggio, in linea con il suo stile poco serio, dopo una lunga morale a Sergio che forse ha fatto l’errore di toccare un dente dolente, chiude la storia dei Santi soppressi, e dice: “ANCHE QUI CI SARANNO STATE LE GIUSTE MOTIVAZIONI”.
Questo tizio non si capisce su cosa voglia argomentare. Politica?
Clara Sergio Alessandro
ciao
Germano

Anonimo ha detto...

Caro Germano,
come dice Alessandro, io sono un gran maleducato perchè sono anonimo, tuttavia i tuoi toni, come quelli di Sergio nei miei confronti non sono molto diversi. Non ho dato molta considerazione finora proprio perchè amante della sostanza e soprattutto della RAGIONE e non del sentimentalismo becero, cosa che tu inneggi. Forse anche perchè arrivo da una formazione filosofica. Credimi davvero che non voglio plagiare politicamente nessuno, anche perchè io e la politica siamo come i cavoli a merenda (citazione rubata a sergio ;-)).
Sul fatto degli ignoranti mi hai messo cose in bocca che non ho detto, anzi a me sembra che proprio voi vi siate messi a dare degli ignoranti a destra e a manca(!). Non leggere solo quello che vuoi, ma cerca di trovare il senso di ciò che dico. Se poi non lo capisci non inveire contro con contradditorie affermazioni e discorsi, passami il termine, stupidi come [Potrei contestare con precisione alcuni aspetti del restauro ma non lo farò]: se ne sei in grado fallo! E' quello di cui ha bisogno la gente!
Comunque: io NON credo che la gente sia ignorante ha solo bisogno luce per vedere dove c'è buio. Se andate avanti con questi discorsi superficiali porterete ancora buio.
Quello che dovevo dire l'ho detto con i messaggi che ho scritto fin qui. Il mio scopo era chiarire i primi punti della discussione e mi pare di esserci riuscito. Andare avanti mi sembra davvero inutile. Poi chi ha voglia di capire bene, altrimenti alla fine, come dico sempre io, ciascuno è libero di ammazzarsi come gli pare. Io ho fatto già questa mia libera scelta.

Cordialemte a tutti e indistintamente.

Anonimo ha detto...

non era certo nelle idee degli amministratori sminuire la qualità del blog con discorsi inopportuni sul magnifico monumento storico. L’idea era ed è, di far capire che abbiamo da curare e salvare un territorio minacciato dal degrado e da operatori di dubbia competenza. Come per i parchi, le strade, le ciclabili, le rive del Villoresi, eccetera, anche i monumenti sono minacciati. Come si fa ad essere fiduciosi? A Nerviano, abbiamo visto che conformarsi alle leggi non è difficile per gli amministratori, difficile è spiegare perché, fatta eccezione di poche categorie coinvolte, il nostro territorio fa schifo a tutti quelli che lo vivono. Dobbiamo pensare che se è così ci saranno delle buone ragioni? Caro anonimo, questo è quello che per comodità abbiamo sempre fatto tutti, probabilmente, grazie a professori della tua stessa scuola di pensiero, abbiamo un comportamento popolare diffuso, fin troppo menefreghista, oserei dire: assuefatto e rassegnato. Generalmente i nervianesi hanno poco da obiettare, non sprecano mai 2’ del loro tempo per scrivere una lettera di reclamo o di spassionata opinione nel merito dei fatti, evitano ogni occasione per partecipare agli incontri pubblici comunali. Diversamente, come puoi notare da questo Blog, dibattere, confrontarsi e mettere in discussione tutti e tutto è diventata la nostra priorità (Osservatorio SensoCivico) e difficilmente troviamo risposte o interlocutori soddisfacenti. Tuttavia noi, che stiamo provando un certo interesse su tutto, incappiamo sempre nel santone che non spiega niente... che desidera solo non essere messo in discussione perché troppo basso il livello popolare. Anche in questo caso, attraverso la tua disamina altrettanto superficiale e filosofica, percepisco che vorresti gente capace di motivare tecnicamente il perché non ci sono i Santi nelle edicole, perché quell’intonaco pare essere troppo perfetto per l'epoca, perché quel giallo omogeneo in tutta la facciata sembra ridicolo.... Cosa pretendi? Non mi piace! non è conforme alla mie inutili aspettative.
Però, permettimi di aggiungere: visto che la Colorina ha lasciato perplessa molta gente che, attraverso l'inaccettabile giudizio ha mostrato se non altro d'aver interesse, gli artisti che hanno fatto progetti e interventi sul prezioso monumento storico, sapranno documentare e raccontare le loro scelte con novizia di particolari donando motivazioni e aneddoti che arricchiranno le nostre infondate perplessità. Questo non è uno spazio riservato. Come vedi hai scritto anche tu... che mi crei qualche imbarazzo.
in amicizia
Alessandro

Anonimo ha detto...

Carissimo anonimo che provieni da una formazione filosofica, sei proprio IGNORANTE nel senso che ignori che il vero uomo di cultura è colui che trasmette le proprie conoscenze a chi di cultura non ne ha.
Con tutto il mio disprezzo
Clara

Anonimo ha detto...

Mi è stato chiesto di esprimere un parere credo in merito al restauro-ripristino della facciata della chiesina della Colorina e, anche se in ritardo, ci provo. Perdonatemi se non ho letto tutti gli interventi, mi riprometto che cercherò di farlo.
Posto che anch’io, come penso tutti, o molti, sono a dir poco perplesso sul risultato finale, posto che potremmo star qui a disquisire per giorni sul colore, troppo acceso, forte, evidentemente non naturale, ecc., vorrei invece provare a parlare del pensiero che sta dietro a interventi simili, pensiero che in parte condivido.

Partirei intanto da un dato di fatto. Per mancanza di cultura, o per una visione romantica dell’architettura e dell’arte, quasi tutti di fronte alle architetture antiche proviamo sentimenti che non proviamo di fronte alle architetture moderne. Mentre infatti ci si commuove di fronte al Colosseo, soprattutto di fronte alla rovina del Colosseo, difficilmente ci si commuove quando ci si siede all’interno del Teatro di Sagunto. Ma mentre il Colosseo è una sorta di inutilizzabile monumento alla rovina, e quindi essendo inutilizzabile perde la sua ragione d’essere architettura e diventa di colpo altro, il teatro di Sagunto è un edificio reale che ancora è parte integrante della vita dell’uomo.
A Sagunto come in altri progetti, anche antichi, penso alla Basiliche di S.Ambrogio, di S.Lorenzo, di S.Eustorgio a Milano, per dirne alcune, dove è evidente il rapporto tra antico e moderno (moderno relativo), tra vecchio e nuovo, la presenza fisica di un edificio antico che a suo tempo ha dato tutte le sue risposte diventa di colpo la pietra di paragone del progetto, e questi, il progetto, può quasi demandare all’altro edificio le risposte che non è stato in grado di dare, senza per questo dover fingere che queste risposte gli appartengono. La risposta del nuovo rimane quindi incompleta, aperta all’interpretazione, come in attesa, e il vecchio rimane li acanto a dare muta testimonianza di sé. E così il vecchio diventa una parte inseparabile del nuovo, complementare proprio per il suo essere una versione sperimentata della virtualità espressa dalla forma imperfetta del nuovo.
Ovviamente ho parlato e sto parlando di manufatti che hanno in qualche modo perduto la loro ragione d’essere, il loro scopo, il loro uso. Non è certamente il caso della chiesina della Colorina, dove il problema, lo ripeto, credo stia solo nel metodo del restauro, nei materiali utilizzati e nell’invasività dell’intervento di ripristino. Ma ho scritto questo per sgomberare il campo dalla visione romantica e paesaggista, se volete settecentesca e borghese, che vorrebbe conservare le rovine all'interno della natura per un particolare gusto estetico e non per la loro ragione d'essere. Come dice Giorgio Grassi (GIORGIO GRASSI, "Un parere sul restauro", in Giorgio Grassi. "I progetti, le opere e gli scritti" introduzione di Juan José Lahuerta, a cura di Giovanna Crespi e Simona Pierini, Documenti di Architettura, Electa, Milano, 1996, p. 406-408) «il manufatto antico da un lato appare come una forma perduta, finita, caduta in rovina, isolata, estranea alla vita quotidiana, dall’altro lascia apparire invece con evidenza la sapienza costruttiva, la coerenza dei mezzi, delle tecniche, dei materiali, esercitata, ecc., il suo essere cioè ancora, “lezione di architettura”.
Ma c’è anche un terzo aspetto, che per me è il più importante: il manufatto caduto in rovina, ridotto a frammento, fa vedere proprio in questo suo ultimo stadio una sorta di recuperata incompiutezza, come una nuova disponibilità, fa apparire cioè di nuovo le risposte possibili connesse alla generalità di quella risposta. […] Ed ecco anche perché un antico manufatto che si trova in queste condizioni deve non sopravvivere artificialmente come si vorrebbe da più parti (la “conservazione” ad ogni costo), ma recuperare, ritrovare la sua ragione d’essere come architettura; non ultimo perché possa diventare la stessa ragione del nostro lavoro su quel medesimo oggetto, cioè la ragione di essere del progetto.
In passato s’imparava, si patteggiava, ci si misurava, con l’esperienza del passato, con l’antichità. Sempre il mestiere si basava sull’esperienza e sull’apprendimento, era qualcosa che si fondava su un solido legame».

Mi scuso della lunghezza.

Fabio

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